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Disturbi dell'alimentazione

 

Non riesco a fare una dieta per dimagrire, ho pensato di iniziare a vomitare. Sono bulimica?

La bulimia è un disturbo alimentare che si presenta con la caratteristica di sentire non tanto una fame reale, quanto un bisogno di mangiare di tutto e di più anche se si è sazi e successivamente di vomitare per un senso di colpa dettato dalla paura di ingrassare. Quando questo meccanismo si instaura nella quotidianità, o comunque anche episodicamente, e la persona non riesce a sottrarsi, si può diagnosticare la presenza della bulimia. Quando invece non esistono fatti ma solo pensieri, manca un aspetto importante cioè l'agito. Le persone bulimiche hanno quale presupposto caratteristico di personalità quello di essere predisposte all'azione (vomito procurato) e alla ripetizione non controllata di tale azione. Quando l'atto è solo pensato o fantasticato si può solo supporre un disagio emotivo che andrebbe approfondito con l'aiuto di uno psicologo (puoi contattare lo psicologo dello Spazio Giovani per un appuntamento).

 

Cos'è la bulimia?

La bulimia nervosa è un disturbo alimentare che si presenta tra i 15/18/20 anni, con un tasso di incidenza che nelle femmine va dal 2 al 3 % e nei maschi è inferiore, ma attualmente in aumento.
La bulimia è caratterizzata dai seguenti sintomi e possibili comportamenti associati:
- episodi ricorrenti di abbuffate di cibo senza possibilità di potersi autocontrollare con continuità nel tempo (le abbuffate avvengono in genere quando si è da soli e questo bisogno irrefrenabile non dipende da reali sensazioni di fame);
- senso di colpa dopo l'abbuffata e timore di ingrassare;
- vomito indotto e/o uso di lassativi e diuretici dopo l'abbuffata;
- eccessivo esercizio fisico;
- tentativi di mettersi a dieta, comunque fallimentari nel loro compimento.
Il disturbo psicologico è caratterizzato dallo spostamento del bisogno affettivo sul cibo. La personalità presenta un'immagine negativa di sé e anche sintomi depressivi. La bulimia si può manifestare anche dopo una fase di anoressia. Entrambe queste sindromi possono comparire a periodi alternati.
È bene che il trattamento della bulimia sia affrontato con un aiuto sia di tipo medico che psicologico. Può essere utile un sostegno psicoterapeutico rivolto alla famiglia oltre che all'individuo.

 

Cos'è l'anoressia?

L'anoressia mentale è un disturbo alimentare che coinvolge generalmente soggetti in età adolescenziale. L'epoca di insorgenza si può collocare tra i 15 e i 18 anni, ma si conoscono anche diversi casi di insorgenza più precoce, intorno agli 11/12 anni. La popolazione femminile è maggiormente colpita da questa sindrome (0.5 %), anche se l'incidenza in entrambi i sessi è in costante aumento.
L'anoressia viene definita di tipo restrittivo, se non presenta episodi di frequenti abbuffate e anoressia di tipo bulimico, quando invece si alternano momenti restrittivi a fasi bulimiche con abbuffate e vomito indotto. Maggiori sono le restrizioni alimentari e la cronicità dei sintomi, più probabile è l'insorgenza di altre patologie mediche o anche la morte per eccessivo dimagrimento. In genere l'anoressia inizia dopo aver seguito una dieta per perdere chili superflui e nel giro di 6 mesi si presenta con una perdita di peso che va dal 10% al 30/50% rispetto al peso iniziale.
I segni caratteristici in genere tutti presenti nel quadro clinico in questione sono:
eccessivo dimagrimento, amenorrea, visione distorta dell'immagine corporea, negazione della malattia, iperattività fisica e intellettuale, ossessione per il cibo, ideale di perfezione del corpo nella magrezza, uso di lassativi e/o vomito indotto. I cambiamenti comportamentali che possono accompagnare tale sintomatologia sono: il ritiro dalla solita frequentazione sociale, disinteresse per la sessualità e i bisogni del corpo, lo spezzettamento del cibo durante il pasto, il masticare con lentezza esasperata. Il pasto e le situazioni conviviali sono generalmente accompagnate da sentimenti di vergogna e disgusto verso il cibo desiderato/odiato, di invasione nel corpo da parte del cibo e bisogno di rifuggire tali situazioni per evitare questo stato di disagio emozionale.
Il conflitto che l'anoressica tenta di risolvere per affermare la propria identità è centrato sul binomio dipendenza/indipendenza, una delle tematiche centrali dell'adolescenza.
La precocità dell'intervento è fondamentale in questa patologia. Il trattamento dovrebbe essere affrontato sia dal punto di vista medico che psicologico (sono indicati trattamenti anche diversificati, che vanno dal supporto individuale, alla terapia familiare, al sostegno alla coppia genitoriale, ai gruppi terapeutici guidati per genitori e per pazienti).

 

Quali sono i disturbi del comportamento alimentare in adolescenza?

Oltre alla bulimia e all'anoressia esistono anche altri disturbi delle condotte alimentari in adolescenza che possono manifestarsi anche in maniera instabile e per periodi transitori tra i quali:
1) la voglia, una sensazione di fame imperiosa relativa a qualche cibo in particolare, che si può presentare ad intermittenza senza che ci siano particolari cambiamenti nell'alimentazione durante i pasti principali;
2) il piluccamento fuori pasto, che si protrae tutta la giornata, in genere di cibi dolci. In genere questo avviene in una condizione di solitudine e accompagna il/la ragazzo/a nelle attività di lettura o davanti alla televisione;
3) le restrizioni alimentari, di alcuni alimenti o più globali, con la messa in atto di consigli dietetici letti sul giornale o appresi da varie fonti. In questi casi si possono avere alcune evoluzioni sempre più restrittive fino alla trasformazione in un'autentica anoressia.
Esistono infine nell'elenco dei disturbi delle condotte alimentari anche i comportamenti alimentari qualitativamente alterati: l'esclusione simbolica di un alimento, di un piatto tipico o di più alimenti.
I disturbi del comportamento alimentare sono sicuramente un segnale di disagio e, alle volte, anche una sorta di difesa agita dall'adolescente nei confronti di un vuoto interno o di sentimenti depressivi sottostanti. Questi disturbi non sempre si stabilizzano in forme patologiche, più spesso regrediscono spontaneamente o con l'aiuto di un breve intervento di sostegno psicologico.

 
 

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