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PSA-PAL 2010-2013 - IL PROFILO DEL PRESIDIO OSPEDALIERO

Le linee di sviluppo dei Dipartimenti Ospedalieri

Dipartimento materno infantile

Il Dipartimento Materno Infantile dell‟Azienda USL di Imola, è costituito dalle UOC. di Pediatria-Nido, Ginecologia-Ostetricia e Genetica Medica ed è funzionalmente correlato alla SSD Consultorio Familiare e al Programma Pediatria di Comunità del Dipartimento Cure Primarie, al fine di garantire la sinergia Ospedale-Territorio e la continuità delle cure.
In coerenza con le linee di programmazione regionali e con i principi di sviluppo aziendali, la programmazione del DMI per il prossimo triennio sarà fortemente caratterizzata dall'applicazione a livello locale della DGR 533/2008 "Percorso Nascita", in stretta sinergia con le strutture territoriali Consultorio Familiare e Pediatria di Comunità.
Gli undici obiettivi previsti dalla citata DGR prevedono un grande impegno sul tema dell'assistenza pre-natale, dell'assistenza al parto e dell'assistenza post-natale, sia in termini di definizione delle reti cliniche che la governano che di acquisizione di competenze per l'esercizio dei ruoli professionali previsti. In questo contesto si inseriscono le valutazioni da effettuare a livello regionale sulla opportunità di valorizzare il ruolo di spoke del Punto Nascita di Imola nell'ambito dei tre livelli di assistenza previsti con il potenziamento dell'area neonatologica, disciplina la cui presenza caratterizza gli spoke di II livello e determina la possibilità di prendere in carico casi di prematurità più precoce e lo sviluppo degli indirizzi regionali, in corso di definizione, sul tema della attribuzione ai centri Hub della funzione di trasporto neonatale (STEN) e del trasporto materno assistito (STAM).

Gli obiettivi 1 e 2 prevedono la ridefinizione del percorso pre-natale con la offerta di almeno 2 ecografie nel corso della gravidanza, una tra la 11° e la 13° settimana ed una tra la 19° e la 20° di gestazione e l'offerta attiva del cosiddetto " test combinato " o "bitest". Il test combinato consiste nell‟esecuzione di una ecografia per traslucenza nucale (ecografia genetica) e di un prelievo ematico per due determinazioni biochimiche ("bi-test", gonadotropina corionica e proteina plasmatica A) e rappresenta il primo step per la definizione del rischio di anomalie fetali, in particolare la sindrome di Down. Il test di screening, di tipo probabilistico, consente di selezionare, tra tutte le gravide, un ristretto gruppo di donne ad alto rischio a cui offrire metodiche diagnostiche invasive di secondo livello (villocentesi, amniocentesi). Attualmente, secondo i criteri definiti dal D.M 10.09.98 ("Decreto Bindi"), che regola l‟accesso alle prestazioni diagnostico-strumentali in gravidanza, l‟offerta di villocentesi ed amniocentesi in regime di esenzione dalla compartecipazione alla spesa riguarda le sole gravide over 34.
 
L'obiettivo 3 prevede la valorizzazione del ruolo dell'ostetrica nella presa in carico della "gravidanza fisiologica", ovvero della gravidanza a basso rischio. Il modello proposto, già utilizzato nel mondo anglosassone e studiato, per quel che concerne l'impatto sugli esiti, dal Ministero della Sanità, prevede, definito il livello di rischio di ciascuna gravidanza, l'individuazione di una o di un gruppo di ostetriche per la presa in carico della gravida. In collaborazione con l‟ostetrica, il medico di medicina generale, i consultori e le altre strutture territoriali costituiscono la rete di assistenza integrata alla donna in gravidanza. L‟ostetrica garantisce alle gravide a basso rischio un piano assistenziale personalizzato sulla base di protocolli e procedure concordate e formalizzate all‟interno dell'area ospedaliera e del Consultorio Familiare. Questo modello prevede, in presenza di complicazioni, il coinvolgimento di medici specializzati in ostetricia e di altri specialisti.
 
Riguardo al tema del contenimento del dolore in travaglio di parto, che costituisce l'obiettivo 11 della DGR 53/008, il Punto nascita dell‟ospedale di Imola sta sviluppando il percorso volto ad incrementare l‟attività di analgesia farmacologica così come previsto dalle linee guida che la Regione Emilia-Romagna ha elaborato sul tema nel corso del 2007 (deliberazione n. 1921 del 10 dicembre 2007).
Secondo la classificazione regionale l‟offerta della analgesia farmacologica deve essere proporzionale alle dimensioni del punto nascita, ovvero al numero di parti effettuati. Il Punto nascita dell‟ospedale di Imola, con 1120 parti effettuati nel corso del 2009, si configura come punto nascita di tipologia C.
 
Un altro ambito di sviluppo del DMI riguarda il ruolo di hub del servizio di citogenetica nel contesto dell'AVEC ed il mantenimento del ruolo riconosciuto nella rete regionale del servizio di Genetica Medica, con l'introduzione di un approccio multidisciplinare nella specialistica ambulatoriale per specifiche condizioni genetiche ad alta complessità e/o multisistemiche.
Come per le altre discipline afferenti al Presidio Ospedaliero tuttora collocate presso l'Ospedale Vecchio, anche per la UOC Genetica Medica sarà valutata l'opportunità di ricondurre l'attività in seno al Presidio, preferibilmente ricercando sinergie logistico-organizzative con i laboratori afferenti al Dipartimento dei Servizi.
 
L‟attività della pediatria in una prospettiva strategica non può non tenere conto delle vocazioni specialistiche già presenti e che costituiranno, insieme all‟attività neonatologica già ricordata nell‟ambito del percorso nascita, l‟altro pilastro su cui si consolideranno le prospettive di sviluppo strategico. Le attività auxologiche, endocrinologiche, quelle allergologiche, gastroenterologiche e quelle neonatologiche dovranno consolidarsi seguendo alcune direttrici che in sintesi sono: 

 
  • garantire la continuità di erogazione delle prestazioni attraverso l‟identificazione di almeno due drigenti medici per ogni branca specialistica;
  • creare una rete locale di relazione con i pediatri di libera scelta e la pediatria di comunità;
  • consolidare la relazione con i riferimenti specialistici Hub di ambito provinciale;
  • favorire la crescita di una specializzazione di settori ospedalieri a prevalente vocazione adulta, verso le tematiche specifiche delle fasce di età pediatrica, ad esempio la diagnostica per immagini di area infantile o la cardiologia pediatrica.

Ultimo aggiornamento pagina:
12 Aprile 2019
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